Aris Dikteos
Il poeta
Tu che pronunci terribili oracoli
Píndaro
Ecco uno che cantava
come la sete al mese di luglio,
assetato di vicinanza a se stesso,
si cercò nel vento,
si inseguì nel mare.
Ecco un uomo inconsolabile
perché una volta dentro di lui fece burrasca il mare,
perché una volta dentro di lui giocò il vento;
ora si è perso nella foresta delle scimmie,
ora si è perso nel bosco delle sorgenti,
nel bosco dei latrati.
Vide salire il sole da ponente,
il cielo sotto i suoi piedi,
i vivi scendere nelle tombe,
i morti governare il mondo.
Pagò la saggezza della sua visione a se stesso,
dissolvendosi tra fantasmi e immagini.
Ecco un uomo inconsolabile che ricorda:
un'isola lo rinchiuse con un cerchio d'acqua,
le rovine di un'antica città lo scoprirono:
imparò che se hai memoria ottieni la pace,
se canti ottiene il tempo,
ma non ebbe tempo di ottenere se stesso.
Ecco un uomo che canta e ricorda;
sa, non sa, vive, non vive, è morto, non è morto...
Lo spazio, dal passato al futuro, lo ha distrutto
e ha visto una scala unire la terra al cielo,
e qui, sul quarto gradino, si è seduto inconsolabile.
Ecco un uomo disperato che cantava:
vide, non vide, vive, non vive, è morto, non è morto...
[ FONTE ]
Aris Dikteos, pseudonimo di Konstantinos Constanturakis (in greco: Κώστας Κωνσταντουλάκης) (Iràklion, 29 dicembre 1919 – Atene, 8 marzo 1983)
[ Poeta, critico letterario e traduttore greco. Nel 1956 ottenne il Premio Nazionale di Poesia con Yiannis Ritsos. La sua poesia è caratterizzata da un'ansia esistenziale influenzata da Jean-Paul Sartre. ]