Vivi come sogno nel sonno dei miei occhi
Vivi come sogno nel sonno dei miei occhi (2009)
PREFAZIONE
La silloge di poesie "Vivi come sogno nel sonno dei miei occhi" di Claudio Malune è un flusso cosciente in cui si alternano sensazioni forti e l'insieme dei ricordi cui attingere, silenzi da decifrare e visioni da interpretare.
È uno scandaglio "aperto sul tempo" che cerca di leggere nelle profondità, negli spazi in cui lo sguardo di una donna si perde nei giorni della vita, nei dolci sorrisi e nella solitudine di un momento: il meraviglioso incanto deve fare i conti con il mutare degli sguardi, il movimento delle labbra di una donna può essere una risposta che significa una vita.
Tra malinconia ed entusiasmo, si attua quel "lasciarsi andare ad un flusso" quasi in un romantico, eppur sofferto, fantasticare che ritrova la poesia per dissetare i pensieri che si incontrano, per ritrovare un equilibrio, un desiderio che completi il proprio "essere" dopo il tempo vissuto in "equilibrio sospeso".
Le parole, a volte, non servono, contano i gesti d'amore, quel perdersi nella dolcezza, quel "respirarsi dentro" come "scoprirsi a vivere coinvolto dall'esistere" per ritrovare qualcosa su cui ricostruire il desiderio e la volontà, per abbandonare l'angoscia dei "pomeriggi invernali".
Un sognatore in un teatro di rimpianti, nel momento del massimo abbandono, tra "l'inquietudine dell'addio e il sollievo della destinazione": quando è possibile percepire la notte negli sguardi di una donna, la voce che non si sente, sentire i due corpi che si ascoltano, immersi nella penombra di un sogno quando "si può volare stando fermi". Il valore dell'amore si capirà solo dopo l'ultima parola del romanzo, intensamente vissuto, "fra mille baci e mille silenzi".
E infine, nelle liriche di Claudio Malune, emerge chiaramente il "gusto del sentirsi vivo", nel sereno riflusso, nelle sensazioni sopite, nello scintillio continuo della condizione d'un uomo che sente "nuove luci alle spalle", seppur "perduto/amato/fiero e ardito": nella mente il "valore delle parole" e l'importanza di poter trovare "ogni risposta" nello "sfiorar di inconsci" con la consapevolezza che "l'amore è una benedizione".
Nel percorso poetico di Claudio Malune, sempre attento a cogliere i dettagli e le vibrazioni, gli "anni-luce sono i secondi terrestri" a contatto con la bocca della donna amata: il limite della comprensione, lo sguardo "aperto sul tempo", il desiderio di percepire l'invisibile in una dimensione che oltrepassi il "rimpianto".
Il destino è una "pista da seguire ciecamente/in un infame/deserto/illuminato/a notte" e, nell'ultima visione simbolica, le parole di Claudio Malune diventano ancor più penetranti e indagatrici "ci vorrebbero più specchi/in cui riflettersi/e percepire le cose meno ovvie": ed è proprio in questa constatazione che si ritrova il "modo di scoprire l'esistenza", quel "rinnovato concepimento di versi" che rende attuabile la visione lirica.
(Prefazione a cura di: Massimo Barile)
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