PoetryFrames | L'Esistenzialismo romantico nella solitudine dell'astore
L'Esistenzialismo romantico nella solitudine dell'astore (E-BOOK) (2010)
# Titolo: L'Esistenzialismo romantico nella solitudine dell'astore
# ISBN: 978-88-903119-9-4
# Formato: E-BOOK (Libro digitale in PDF)
# Anno: 2010
# Pagine: 93
PREFAZIONE
"Abbiamo l'arte perché non muoia in noi la verità", scrisse Nietzsche: e soprattutto in questo momento storico in cui l'umanità appare gravemente minacciata dall'oltranza arrogante del potere e dalle cieche menzogne della forza, la poesia deve e può tornare a collegarsi, anzi a consustanziarsi attivamente con la verità; può e deve essere, come diceva Pasternak, "funzione organica della felicità dell'uomo". Ci sembra che in Claudio Malune, nella sua raccolta di poesie "Esistenzialismo Romantico", sia rappresentata da un lato la perenne lotta interiore del poeta e dell'artista coi limiti percettivi, etici e spirituali del suo io (la "siepe" leopardiana) e la dialettica feconda ma ambigua con l'io del lettore, che estetiche recenti hanno reso cooperatore ad oltranza del testo creativo; dall'altro la lotta del poeta coinvolto nella civiltà contemporanea, che comporta la volgarità invasiva e un rumore di fondo banalizzante che rischia di compromettere il delicato equilibrio "a croce" fra significante e significato della parola. È una lotta che assume valenze profonde, certamente feconda nei contenuti, perché la parola poetica di Malune serve la vita, porgendo quello specchio che nel simbolismo originario è figura non del narcisismo e della vanità, ma dell'anima stessa. In questo senso intimo e cosmico la poesia di Malune è, per usare un'espressione fisico-astronomica, il "punto di stella", ovvero il punto in cui il tempo può cambiare all'improvviso, rivelandoci una "immagine mobile dell'eternità", una funzione dell'inafferrabile e palpabile sintonia cosmica. La poesia di Malune è anche testimonianza non solo etico-spirituale, bensì, in senso lato ed etimologico, "politica" della condizione umana, infatti in questo caso, il poeta è insieme creatore e creatura del suo tempo, egli è segno "anfibio" di lode, di domanda e di contraddizione. Il fare poetico, il poiein, al suo grado massimo coincide con "essere ciò che si fa" che è "fare ciò che si è": questa è la legge stessa del mondo creato che Malune sembra voler raccontare attraverso le parole. La poesia, nel suo secretum privato e corale, può trasformare quella che Leopardi chiamava "l'esplorazione del proprio petto" (e Baudelaire "il mio cuore messo a nudo") in un viaggio salvifico al termine delle notti oscure della natura e dell'anima. È necessario però che il viaggio della poesia sia concreto, fatto di parole-cose e che non sia una fuga nella torre d'avorio o nel paradiso interiore, in una foresta di simboli soggettivi che tanto spesso ha condannato il poeta all'amore-odio verso il proprio tempo, del quale egli deve essere invece testimone lucido e appassionato. A nostro avviso, in questo senso, Malune può dirsi poeta mentre ci racconta il suo pellegrinaggio interiore, un "andare per il mondo" portando la lanterna della parola per far luce sulla realtà, trasformando quello che Marguerite Yourcenar ha chiamato "il giro della prigione" in un paradossale ma autentico libero destino.