Guillermo Sucre: 'E mi rivedo abbracciato al suo corpo'
Guillermo Sucre
E mi rivedo abbracciato al suo corpo
E mi rivedo abbracciato al suo corpo
mi rivedo respirare la sua pelle i suoi capelli che appena sfioro
di nuovo la pioggia la notte come un albero scintillante
ha coperto la casa
l'occhio torrenziale del cielo mi giudica mi condanna
odo le gocce rapide cadere in cortile la sottomissione delle pietre
l'angelo che combatte nell'ombra aguzza il suo profilo di fuoco
e vivo tutto come se fosse il ricordo dell'esilio
ma gli anni passeranno
l'adolescente si bagna
nel fiume che non lo riflette più
espone la sua nudità alla luce selvatica del mezzogiorno che gli ferisce gli occhi
con la mano con cui idolatra il sesso scrive sulla sabbia
il battito di questo spazio selvaggio
passeranno gli anni
ma resterà lì solo a riposare
la testa
vicina al corpo
respirando l'ultima lucentezza della sua pelle la trama cinerea dei suoi capelli
nella chiarezza che ha diviso il tempo
[ FONTE ]
Guillermo Sucre Figarella (Tumeremo, 15 maggio 1933 - Caracas, 22 luglio 2021)
[ Poeta, traduttore e critico letterario venezuelano. Esule in Cile dopo la dittatura di Pérez Jiménez, insegnò a Pittsburgh e a Caracas. La sua poesia ha una tensione poetica che gioca con il linguaggio e si bilancia tra senso e coscienza. ]