Margherita Guidacci: 'Cumana, I'
Margherita Guidacci
Cumana, I
(Deìfobe, di se stessa )
Del vaticinare con le foglie
Io nulla scrivo sulle foglie. Vi leggo
quel che le foglie recano già scritto
in sé, nelle intricate nervature
simili a vene sul dorso della mano
o linee incise nel palmo. Il mio sguardo,
che segue il biforcarsi di vie segrete,
coglie ad incroci turgidi di linfa
i nodi del significato. Così
si fa più chiaro il messaggio.
Ma quella che tu chiedi, e che tu chiami
la mia risposta, non è mia, e neppure
è una risposta. È la vita che parla
in ogni cosa viva, mentre passa
verso la morte. Vi pongo di mio
soltanto un giusto angolo di sguardo.
E il calmo gesto con cui, dopo averle
lungamente scrutate, affido al vento
queste mie foglie, e il vento se le porta,
esso solo compiendo
per un diritto immemorabile
il sussurrante vaticinio.
(da 'Il buio e lo splendore', Garzanti, 1992)
[ FONTE I ]
[ FONTE II ]
Margherita Guidacci (Firenze, 25 aprile 1921 – Roma, 19 giugno 1992)
[ Poetessa e traduttrice italiana. Dopo la crisi del suo matrimonio, negli Anni '60, superò un decennio di grave sofferenza psichica che culminò nel ricovero in una clinica neurologica. Tra i poeti da lei tradotti, John Donne, Emily Dickinson, Thomas Stearns Eliot ed Elizabeth Bishop. ]