Emily Dickinson: 'Non posso vivere con te'
Non posso vivere con te
Non posso vivere con te -
sarebbe vita -
e la vita è di là -
dietro la mensola
ne ha la chiave il sagrestano -
che mette via
la nostra vita - sua porcellana -
come una tazzina -
scartata dalla massaia
perché antiquata - o rotta -
Un Sèvres nuovo piace -
il vecchio s'incrina -
Non potrei morire - con te -
perché uno deve aspettare
per chiudere lo sguardo dell'altro -
tu - non potresti -
e io - potrei io star lì
e vederti - gelare -
senza il mio diritto di brina -
il privilegio della Morte?
Nemmeno potrei risorgere - con te -
perché la tua faccia
spegnerebbe quella di Gesù -
la nuova grazia -
diverrebbe comune - e straniera
ai miei occhi nostalgici -
a meno che tu di lui
non brillassi più prossimo -
Ci giudicherebbero - come -
tu - servisti il cielo - sai,
o ci provasti -
io non ce l'ho fatta -
tu mi saturavi la vista -
e non avevo altri occhi
per un'eccellenza sordida
come il paradiso
E se tu fossi dannato, lo sarei anch'io -
suonasse pure il mio nome
più forte di tutti
nella fama celeste -
e se tu fossi - redento -
e io - condannata a essere
dove non sei tu -
quel mio essere - sarebbe un inferno -
Così dobbiamo incontrarci lontani -
Tu lì - io - qui -
con solo la porta accostata
che sono oceani - e preghiera -
e quel sostentamento bianco -
la disperazione -
1863
(da 'Poesie', 1890)
[ FONTE ]
Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886)
[ Poetessa statunitense, è considerata tra i migliori lirici del XIX secolo. La sua vita fu priva di eventi esteriori: dopo i trent'anni scelse un volontario isolamento nella casa paterna. La sua poesia spazia dalle piccole cose della vita quotidiana – la natura, le stagioni – ai grandi temi dell'anima innestati sul tema della solitudine. ]
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