Giovanni Giudici: 'L'uomo che dormendo rideva'
L'uomo che dormendo rideva
Nel cuore di un qualche sogno che mi vedessero
Ben disteso castamente sul letto
E commentando - guardalo come ride
Lui che da sveglio sta sempre così sulle sue
Nel flusso dei pensieri che carezzandomi
Colmi di letizia alle spalle
Attraverso la buca del cervello oltre la fronte
Volassero una brezza di aquilone
Lo immagino come potrebbe
Darsi la bella visione
Chiusa agli osceni che sghignazzano intorno
Vattelapesca cosa gli naviga in testa
Vieni tu a popolarmi fabbricatore di sorprese
Che all'improvviso tramuti le lacrime
Tu che da un rametto
Ricavi zufoli
Scopritore di nidi mago di mani ombra
Che alle pareti della sera parlano il lupo
Tu che fai treno e l'urlo della sirena
Tu annunciatore della neve sulla porta
Separa acqua da vino nel medesimo bicchiere
Dimmi un pensiero che mi abita dentro
Fa' il verso alla civetta che da fuori ti risponde
Raccontami il futuro del domani che è passato
Principio di tutto l'amore
Ben composto castamente sul letto
Guardami come rido mentre ti aspetto
O mio tardo visitatore.
(da 'Il ristorante dei morti', Mondadori, 1981)
[ FONTE ]
Giovanni Giudici (Porto Venere, 26 giugno 1924 – La Spezia, 24 maggio 2011)
[ Poeta e giornalista italiano. Della sua formazione cattolica e del suo lavoro nell'industria ha fatto i poli di una tensione che lo trascende e caratterizza il suo impegno civile. Numerose le sue traduzioni: Robert Frost, Sylvia Plath, Jiří Orten, Ezra Pound, John Crowe Ransom e Aleksandr Puškin. ]
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