Camillo Sbarbaro: 'Afa di luglio. Il canto che non varia'
Afa di luglio. Il canto che non varia
Afa di luglio. Il canto che non varia
delle cicale; il ciel tutto turchino;
intorno a me, nel gran prato supino,
due fili d'erba immobili nell'aria.
Un sopor dolce, una straordinaria
calma m'allenta i muscoli. Persino
dimentico di vivere. Mi chino
coi labbri ad una bocca immaginaria...
E sento come divenute enormi
le membra. Nel torpore che lo lega,
mi pare che il mio corpo si trasformi.
Forse in macigno. Rido. Poi mi butto
bocconi. Nell'immensa afa s'annega
con me la mia miseria, il mondo, tutto.
(da 'Resine', Caimo, 1911)
[ FONTE ]
Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure, 12 gennaio 1888 – Savona, 31 ottobre 1967)
[ Poeta, scrittore, aforista e lichenologo italiano. Nelle sue poesie seppe coniugare un'osservazione della natura e un'analisi anche introspettiva della psicologia umana con uno stile secco e acuto. ]
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