Claudio Malune: 'Kepler-452 b'
Porteremo i semi di elicriso
su una valle incolta
della costellazione del Cigno.
1400 anni luce per sedersi
di nuovo su un mare, esitare
su strane sabbie mai calpestate
ombreggiando inediti bagnasciuga.
Avremo venti giorni in più per sentirci
un anno più vecchi, venti giorni
in più per tenerci forse meno distanti,
riprenderci o lasciarci, ponendoci
sempre mille domande: chi mai non
morirebbe per venti tramonti in più
sul cuore? Venti crepuscoli in più
sull'iride? E poi: l'intensità di stringersi
avrà la stessa forza centrifuga sui
nostri corpi? Saran più leggeri i rimpianti
in assenza forzata di Luna?
Sarà così intenso il profumo di tutto
che serviranno più polmoni per respirarlo;
meno confini, più del doppio degli spazi
per rimanere soli. Ci guarderemo –
innocenti – interrogarci sulle maree:
andranno e verranno, sarà più salato un
bacio di buio dato aggrappandoci a
questo universo? Nel dubbio,
rimarremo a guardarci.
Quanto autunno ci regalerà il nuovo Sole,
quanta primavera? La vendemmia sarà
quel tempo in cui finalmente scopriremo
la pioggia.
E non ci sentiremo più urlare, sarà più semplice
piangere e ricordare.
Non sarà la vita così come la conosciamo:
ci sarà più morte? Meno morte?
Più silenzio?
Il tempo sarà dolce come un frutto
non ancora esistito?
E i tuoi occhi,
in quell'abisso
disarmante di stelle,
avranno sempre
il colore vivo
delle foglie
di malva?
(Claudio Malune)
Elaborazione artistica della Terra confrontata col pianeta Kepler-452 b (a destra)