Claudio Malune: 'L’Ascensione del 18 giugno'
L'Ascensione del 18 giugno
La fine del pensiero che non ha fine,
pur negandosi ad una fine che non lo aspetta,
da vincente,
mira alla sua gloria scivolando
ben oltre il conosciuto infinito,
di eterno in eterno.
Qualcuno in quella stanza svuotata d'ombre
ti ha pettinato i capelli
accorciandoli di una spanna almeno:
ricordo d'esserne stato testimone
una sola volta, ti guardavo con compassione
meditando una vita insieme:
troppo vivido per esser passato in
un'ora di sogno.
Troppo lucente.
Ma il crepuscolo del pensiero che non ha fine
non si accasa per nessuno.
Per nessuno frena la sua indole imperitura:
si diletta a perdurare quest'ora
in cui mi beo della pullulante infinità
che è la voce di Dio dalle mie parti:
un soffice, umile,
comodo domicilio nel tuo grembo
di ragazza morente.
(...Non è la durata del tempo che sconfina.
Non è la foga, l'armata,
il desiderio per un respiro che mi completi
di sapori o d'una luce più vicina:
mi sento come se ti avessi sempre per mano,
come se ogni tanto strofinassi gli occhi
e li riaprissi al tuo paesaggio, piano piano.
Non è il tempo che volutamente sconfina
sul tuo palmo di panno glabro;
sul cesto del pomeriggio scarico quant'ho dentro:
la voglia di accomiatarmi sulle tue labbra color cinabro.)
(Claudio Malune)
Scultura: Antonio Canova, 'Amore e Psiche' (1788-1793)