Giulio Gianelli: 'A colei che mi sfugge'
Giulio Gianelli
A colei che mi sfugge
Sappilo, ancor io t'amo;
ma di serpenti imagino il tuo nome
scritto, con bel ricamo,
nel corusco baglior delle tue chiome
E nelle tue pupille,
cerule fonti d'amoroso affanno,
veggo serpi tranquille,
che, fedelmente, covano l'inganno.
T'amo, di te mi struggo;
lo sanno rupi e balze ove deliro;
dalle memorie sfuggo
la tua voce il tuo gesto il tuo respiro.
Ma, balenando il vero,
ergomi fosco e giuro il mio riscatto;
scaglio l'igneo pensiero
a blasfemar nei sogni il tuo ritratto.
Vedi se ti rinnego:
in un canoro spasimo, il disperso
amor dal tuo diniego;
va, brace e fiamma, a crepitar nel verso.
O bella creatura,
giglio che tralignasti a poco a poco,
se per buona ventura
fossi di cera tu com'io son foco,
disfatta in me, non più
riluttante, né ostile alla mia gioia,
contro voglia, anche tu,
impareresti se d'amor si muoia.
[ FONTE ]
Giulio Gianelli (Torino, 7 ottobre 1879 – Roma, 27 giugno 1914)
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