Luigi Fallacara: 'Clemenze'
Luigi Fallacara
Clemenze
Giovino ai bianchi fiori,
ai primi, lungo un ramo senza verde
negli orti neri di terra bagnata,
le tue clemenze disattente, o marzo.
Si stanca il vento gelido,
si dirada la nuvola,
impensati fiati teneri
si volgono intorno.
E il dolce sole della nostra vita
è sopra il muro umido e annerito.
Guarda l'inclinazione
dell'anima, il mansueto
vuoto del nostro tempo.
Lume dorato e caro
disteso dentro l'aria, sui capelli
e sicure, tra specchi
d'acqua, al quieto raggio.
Mi persuado a vivere
nelle improvvide collocazioni
di sì vaga bellezza, stabilita
sui paesi pei loro riposi.
Così mi vien donata la tristezza,
leggera come la piuma dell'ombra
che il ramo appena sente
sotto di sé sospesa.
Prima che a terra convinta s'adagi,
ecco, il vento risorge, il raggio s'alza,
dora appena una nuvola, si chiude
lassù; senza memoria
di noi, trascorre su nuova tempesta.
[ FONTE ]
Luigi Fallacara (Bari, 13 aprile 1890 – Firenze, 15 ottobre 1963)
[ Poeta e scrittore italiano. Attivo nelle avanguardie letterarie del primo '900, scrisse su Lacerba. Dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale approda alla fede cattolica, vivendo per sei anni ad Assisi e maturando dalla meditazione su San Francesco la sua poesia metafisica confluita in un lirismo mistico che canta l'amore per tutte le creature. ]