Luigi Fallacara: 'Il calicanto'
Luigi Fallacara
Il calicanto
Come potrò dimenticare l'odore
del calicanto nelle notti di febbraio,
la volatile gioia d'acuta verdezza
traboccante nel buio della strada deserta.
S'udiva l'amata respirare ansiosa
per sentire il fiore clemente di là dal giardino;
sì fonda tenerezza riempiva il fiato
che il petto aveva un affanno di felicità.
Guardavamo il cielo lontano,
i firmamenti ghiacciati di luce;
là era la culla dei venti forti,
nudo splendeva in seno a Sirio il raggio.
Ma in noi era solo un sentire
nei vivi desii l'aroma terreno
che aveva toccato, scendendo nel petto,
il fondo dei nostri amorosi sospiri.
[ FONTE ]
Luigi Fallacara (Bari, 13 aprile 1890 – Firenze, 15 ottobre 1963)
[ Poeta e scrittore italiano. Attivo nelle avanguardie letterarie del primo '900, scrisse su Lacerba. Dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale approda alla fede cattolica, vivendo per sei anni ad Assisi e maturando dalla meditazione su San Francesco la sua poesia metafisica confluita in un lirismo mistico che canta l'amore per tutte le creature. ]