Vittorio Bodini: 'Finibusterrae'
Vittorio Bodini
Finibusterrae
Vorrei essere fieno sul finire del giorno
portato alla deriva
fra campi di tabacco e ulivi, su un carro
che arriva in un paese dopo il tramonto
in un'aria di gomma scura.
Angeli pterodattili sorvolano
quello stretto cunicolo in cui il giorno
vacilla: è un'ora
che è peggio solo morire, e sola luce
è accesa in piazza una sala da barba.
Il fanale d'un camion,
scopa d'apocalisse, va scoprendo
crolli di donne in fuga
nel vano delle porte e tornerà
il bianco per un attimo a brillare
della calce, regina arsa e concreta
in questi umili luoghi dove termini, Italia, in poca rissa
d'acque ai piedi d'un faro.
È qui che i salentini dopo morti
fanno ritorno
col cappello in testa.
(da 'La luna dei Borboni e altre poesie', Mondadori, 1962)
[ FONTE ]
Vittorio Bodini (Bari, 6 gennaio 1914 – Roma, 19 dicembre 1970)
[ Poeta, ispanista e traduttore italiano. La sua poesia si distingue per una appassionata adesione alle ragioni storiche e geografiche di un Sud rivissuto con amore-odio, ma sempre poeticamente ricreato con intensa nostalgia, non di rado acuita da esistenziali vicende e soffusa di dolente ironia. ]