Claudio Malune: 'Eclisse di perla'
Il tempo è maturo affinché tu
mi sia perla.
È tempo di aprirsi alla risacca,
smettere le vesti da truce solitario
escluso.
Mi distrae l'età, lo confesso,
il non vissuto.
Tutto quel serrarmi e schiudermi,
quei movimenti ambigui delle valve
aperte o chiuse: si fa indistinto il
clangore delle catene, gli strappi alle
lenze che mi uncinano la carne; mi
distrae ogni ferita, gli anni le han rese
più coscienti.
La materia tiene a mente solo le
sottrazioni; il tempo, mi dici, è la carne
affinché tu mi stia dentro, due corpi soli
fioriti in un innesto.
Tutto quel fluire di vie e fughe, tragitti e
soste. Scappo, ma senza mai muovermi
affatto: il viaggio è tutto nel midollo.
E gli occhi improvvisano, s'adattano al
rancore, ogni vuoto è un motivo per far
pace; così torno a riaprire la conchiglia
e ogni volta è già tardi, più tardi, meno
sfumata la tempera: più secco si fa il suolo
sopra le radici. È tempo.
È tempo che tu mi sia nei pensieri,
restarci.
Mi concedo alla notte come l'eco
ch'ammansisce alla fonte da cui sfiata il
proprio suono; mi sedimento alla tua
foce, apro le valve e a grandi sorsi ti
trattengo: il tempo è maturo affinché io
ti stia nel palmo. A valve schiuse ti porto
a metà mare, in quest'ostinata, sempiterna,
eppure mortale,
folle eclisse di perla.
(Claudio Malune)
Installazione di: Antony Gormley