Claudio Malune: 'Le tue labbra, mio epitaffio'
La tua bocca assomiglia alla Vita,
gioia vissuta da incolumi
in lunghi attimi senza respiro.
Ti chiamo rosa, e tu mi rispondi da uva spina;
o neppure ti chiamo, eppure sempre mi rispondi,
zittendomi con quelle labbra che io insisto a
riconoscere come Esistenza, a volte Solitudine, quando
si sprecano di silenzi le veglie, mare spento
privo d’onde che chiacchierano fendendo,
quando tace la risacca.
La tua bocca è morte e antitesi della mia collera
quando muta stridendo il suo disappunto:
esplode e implode in piccole deflagrazioni
di primavera, come pollini in picchiata sui
papaveri di giugno, sempre pronta alla tregua
quando c’è da far guerra e mai doma di ripulir
dal sangue parole e modi acerbi, pesanti e affilati
come fendenti scoccati sul cuore.
Qualcosa si sacrifica sempre, nel tragitto che
porta a tutti quei momenti senza tempo in cui
- superstiti - ci respiriamo dentro:
forse la notte, probabilmente la pace,
i nostri corpi insaziabili denudati alla terra,
ma mai il peso della nostra chimica.
(Claudio Malune)
Foto di: Tomohide Ikeya, dal fotoprogetto 'Breathe'