Arsenij Tarkovskij: 'Morire in levità'
Arsenij Tarkovskij
Morire in levità
Si oscura la vista
la mia forza sono due occulti dardi adamantini,
si confonde l'udito per il tuono lontano
della casa paterna che respira
dei duri muscoli i gambi si infiacchiscono,
come bovi canuti all'aratura
e non più quando è notte alle mie spalle splendono due ali
nella festa, candela, mi sono consumato
all'alba raccogliete la mia disciolta cera
e, lì, leggete chi piangere, di cosa andar superbi
come, donando l'ultima porzione di letizia:
morire in levità
e al riparo d'un tetto di fortuna,
accendersi postumi
come una parola.
Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij (Elisavetgrad, 25 giugno 1907 – Mosca, 27 maggio 1989)