Giorgio Caproni: 'Su un vecchio appunto'
Giorgio Caproni
Su un vecchio appunto
"Ora, sazio della città ― delle sue tentazioni e
dei suoi crimini ― mi sono ritirato al limitare
del bosco. Ad appagarmi la vista, poco mi basta:
lo scintillio del fiume nel sole del mattino, giù a
fondo valle. Un albero..."
Un albero...
Com'è leggero
un albero, tutto ali
di foglie ― tutto voli
verdi di luci azzurre nel celeste
dell'aria...
E com'è forte,
un albero, com'è saldo
e fermo, "abbarbicato
al suo macigno"...
Viene
l'autunno, e come
la Fenice s'accende
nel rosso del suo rogo.
Viene
primavera, e splende
d'altro suo verde...
Ma noi,
noi, al paragone,
che cosa e chi siamo, noi,
senza radici e senza
speranza ― senza
alito di rigenerazione?
1977
(da 'Il franco cacciatore', Garzanti, 1982)
[ FONTE ]
Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990)
[ Poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro Espressionismo, approdò a un Ermetismo rivestito di un Impressionismo Idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento. ]