Julia Uceda: 'Uccelli e gemme'
Julia Uceda
Uccelli e gemme
Mentre i fulmari nella loro livrea chiara
si librano o vanno alla deriva come boe coscienti,
e le sterne, con grida spaventose,
si lanciano a pescare gli imprudenti,
il cupo gabbiano che abbandonò le navi
che il berillo del sole solleva nella sera,
dal suo ponteggio lontano e solitario
contempla il mare del tempo. Per lui,
sul topazio grigio o sul quarzo illuminato
dove creature da lontano ondeggiano,
non ci sono tortore,
non ci sono calandre o allodole,
solo un profondo orizzonte. E poi un altro orizzonte,
uguale a quello dentro: lo stesso di sempre.
(da 'Parlando con un faggio', 2010)
[ FONTE ]
Julia Uceda Valiente (Siviglia, 22 ottobre 1925 – Ferrol, 21 luglio 2024)
[ Poetessa e docente spagnola. Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2003 con "Nel vento, verso il mare ". Dal 1965 al 1973 visse e insegnò nel Michigan, poi in Irlanda, prima di tornare in Galizia. Tra i suoi temi: l'amore che trascende la vita quotidiana, il sogno, il tempo e il ricordo. ]