Yiannis Ritsos: 'Azzurrità'
Yiannis Ritsos
Azzurrità
Non scordiamoli mai – disse – i buoni insegnamenti, quelli
dell'arte greca. Sempre l'azzurro di fianco
al quotidiano. Di fianco all'uomo: l'animale e l'oggetto –
un braccialetto al braccio della dea nuda; un fiore
caduto al suolo. Ricordate le belle raffigurazioni
sui nostri vasi di terracotta – gli dèi con gli uccelli e gli animali,
e insieme la lira, un martello, un pomo, la cassa, le tenaglie;
ah, e quella poesia in cui il dio, finito il suo lavoro,
tira dal fuoco i mantici, raccoglie gli attrezzi uno per uno
nella sua cassa d'argento; poi, con una spugna, s'asciuga
il viso, le mani, il collo muscoloso e l'irsuto petto.
Così, pulito e ordinato, esce la sera, appoggiandosi
sulle spalle degli adolescenti d'oro – opera delle sue mani
dotate di forza, pensiero e voce; esce per strada,
più maestoso di tutti, il dio claudicante, il dio lavoratore.
(da 'Pietre ripetizioni sbarre', Einaudi, 1978 – Traduzione di Nicola Crocetti)
[ FONTE ]
Yiannis Ritsos, o Ghiannis Ritsos, o Jannis Ritsos (in greco: Γιάννης Ρίτσος) (Monemvasia, 1 maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990)
[ Poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia. ]
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