Antonia Pozzi: 'Largo'
Antonia Pozzi
Largo
O lasciate lasciate che io sia
una cosa di nessuno
per queste vecchie strade
in cui la sera affonda –
O lasciate lasciate ch'io mi perda
ombra nell'ombra –
gli occhi
due coppe alzate
verso l'ultima luce –
E non chiedetemi – non chiedetemi
quello che voglio
e quello che sono
se per me nella folla è il vuoto
e nel vuoto l'arcana folla
dei miei fantasmi –
e non cercate – non cercate
quello ch'io cerco
se l'estremo pallore del cielo
m'illumina la porta di una chiesa
e mi sospinge a entrare –
Non domandatemi se prego
e chi prego
e perché prego –
Io entro soltanto
per avere un po' di tregua
e una panca e il silenzio
in cui parlino le cose sorelle –
Poi ch'io sono una cosa –
una cosa di nessuno
che va per le vecchie vie del suo mondo –
gli occhi
due coppe alzate
verso l'ultima luce –
(da 'Parole', Mondadori, 1939)
[ FONTE ]
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – Milano, 3 dicembre 1938)
[ Poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Gustave Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d'amore. Il suo diario poetico "Parole " fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rainer Maria Rilke. ]
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