Marina Cvetaeva
Alla povera mia fragilità
Alla povera mia fragilità
tu guardi senza dire una parola.
Tu sei di marmo, ma io canto,
tu - statua, ma io - volo.
So bene che una dolce primavera
agli occhi dell'Eterno - è un niente.
Ma sono un uccello, non te la prendere
se è leggera la legge che mi governa.
(da 'Scusate l'amore. Poesie 1915-1925', Passigli, 2013 – Traduzione di Marilena Rea)
[ FONTE ]
[ Poetessa e scrittrice russa. Divenuta una delle migliori voci del Simbolismo russo, fu invisa al regime stalinista. Esule a Berlino e Parigi, tornò in patria nel 1939 alla ricerca del marito, fucilato dall'NKVD e della figlia, prigioniera in un campo di lavoro. Disperata e isolata, si uccise nel 1941. ]