Claudio Malune: 'A Oliena, sotto il costone della chiesetta montagnola'

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A Oliena, sotto il costone della chiesetta montagnola..


 

Son dieci passi in più rispetto al tramonto,

e ancora mortifican le rose in fiore i tuoi occhi.

Nel paese dolente dominano le fresche note della sera,

dominano le parole, che son dolci gravitazioni di foschia,

domina l'alluvione, che percorso non concerne

se non la fuga,

che percorso non concerne se non le risa soffocate e soffiate.

 

Dai tetti della mia stradina grondanti fuliggine

è tanta la pioggia intinta di rugiada che scola via sui cornicioni,

pare terreno sepolcrale per zanzare questo viottolo

( di luci spente e spente grida...),

ma la dimora del vescovil mattino ha luminarie sorde di cobalto cangiante

e finestre che recidono l'alba sul nascere senza ritorno,

iniettano tanto oro nella strada quanto il mattino stesso,

ma le orbite, il sinodismo di chi prega il giorno ha le vesti speranzose dell'ermetismo più greve,

le orbite son cementate dai versi più disparati, conosciuti solo dagli avi.

 

Oh, dimora di chi sa dilettarsi con le menti ignare dell'apparente stoltezza,

io rotolo con incudini serrate alle caviglie e nego, nego d'esser stato,

io scivolo con un bavaglio di pizzo ricamato legato bene al collo,

senza sporgermi troppo dalla lettiga d'un'adolescenza fantasticata,

senza sporgermi troppo dall'ostinazione che preme e chiama cantando.

Oh, casale di roccia cadenzata e d'ipocriti bisbigli, di roccia sotto la chiesetta,

i tuoi portoni colano di brina e asciugano la domenica,

ma se non l'oscuro dilemma del viver terreni in terra e polvere, che altro ci resta?

 

Dolce come cento giorni di Pasqua e palme sentirti parlare d'amore e vita,

e non è eternità questa?

Contemplare il tuo Monte, contemplarlo ad occhi chiusi respirando forte,

sperar che il giorno non ti privi e imbrigli della mutezza di stanotte,

come di un'arca che spezza l'aridità di quest'alternar di roccia

quando s'interrompe e t'implora, t'ingabbia e t'implora ancora,

come un bacio sognato ai piedi d'un lampione spento sotto il velo del muretto

e mai chiesto per timidezza o poca solerzia ma solo sognato,

come se tu fomentassi l'incedere di un momento tanto insperato

e poi guardassi i tuoi giocattoli fondersi col fumo e coi lapilli,

nel vento sferzante e acceso dell'amico fuoco.

 

A Oliena,

sotto il costone della chiesetta montagnola ci sono i cunicoli che portano al Paradiso.

Non guardare più oltre la parete argentata ove s'annidano i miei vent'anni.

Ieri t'ho chiesto la mano e una carezza soffusa ignorando che fosse presto,

ma sognar delle libellule d'ambra dorate non è mai sognarle invano,

è pur sempre sognarle,

come d'ombra il mare che con sé accompagna il profumo del bosco,

come il tuo sguardo lasciato nella battigia a scivolarmi addosso,

come il tuo sguardo, mio deserto.



(Claudio Malune)




Foto di: Mikko Lagerstedt


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