Wisława Szymborska
Sulla Torre di Babele
– Che ora è? – Sì, sono felice,
e mi manca solo una campanella al collo
che su di te tintinni mentre dormi.
– Non hai sentito il temporale? Il vento ha scosso il muro,
la torre ha sbadigliato come un leone, il portale...
cigolante sui cardini. – Come, ti sei scordato?
Avevo un semplice vestito grigio
fermato sulla spalla. – E un attimo dopo
il cielo si è rotto in cento lampi. – Entrare, io?
Ma non eri da solo. – D'un tratto ho visto
colori preesistenti alla vista. – Peccato
che tu non possa promettermi. – Hai ragione,
doveva essere un sogno. – Perché menti,
perché mi chiami con il suo nome,
la ami ancora? – Oh sì, vorrei
che restassi con me. – Non provo rancore,
avrei dovuto immaginarlo.
– Pensi ancora a lui? – Non sto piangendo.
– E questo è tutto? – Nessuno come te.
– Almeno sei sincera. – Sta' tranquillo,
lascerò la città. – Sta' tranquilla,
me ne andrò via. – Hai mani così belle.
– È una vecchia storia, la lama è penetrata
senza toccare l'osso. – Non c'è di che,
mio caro, non c'è di che. – Non so
che ora sia e non lo voglio sapere.
(da 'Sale', 1962 - Traduzione di Pietro Marchesani)
[ FONTE ]
Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1 febbraio 2012)
[ Poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 "per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà". ]
[ Premio Nobel 1996 ]
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