Ramiro Fonte: 'La rosa'
Ramiro Fonte
La rosa
Il fiore che posavi
sul vertice acuto dei tuoi giorni
che erano anche i miei – se me lo concedi -
ed era un rischio ardito, piuttosto dolce,
lasciarlo lì, evocarlo
attraverso la canzone del solitario
o le grandi sconfitte: il fiore
da te accostato
alla trepida frontiera del tuo seno
con il terribile, con ciò che è lontano,
con ciò che cade al di là dei nostri sogni,
seccò durante cento albe gelate;
dalle sue generi germogliò un'unica rosa.
Quel tempo era triste, certo.
Pioveva molto sui goffi calendari
sui giovedì, sui maglioni larghi;
sulle pallide settimane di un amore,
e noi, fuggiaschi
da ogni desiderio,
macchiavamo i colori dei ritratti
con gesti schivi, con sguardi
avidi di un'incerta partenza,
Quel tempo era bello perché avevamo le rose.
A volte ci sorprendiamo
inseguendo i ricordi come talora prova
un marinaio cieco con i suoi occhi
l'illusione di una luce che viene dal mare,
e torniamo lì per cadere di nuovo,
per lasciar partire quei treni
che squarciano l'alba perché vogliono
altre città incontaminate, un posto senza nome;
per regalare a questa notte ciò che non merita
la moneta d'oro strofinata
dalla rara amicizia che suscitano i versi.
Non dobbiamo lasciare che il vento dell'empietà
abbatta la torre dell'innocenza
o che non bruci il volo un angelo oscuro
versato sulle anime.
Perché siamo certi
che per soffocare ancora la giovinezza
servono mani pulite e acqua chiara,
e sapere che distruggiamo un giardino
e qualche primavera, che perdiamo
forse un po' di vita
per tornare alla vita e incontrarci,
ma non i ricordi o la rosa.
(da 'Addio nord', 1991)
[ FONTE ]
Ramiro Fonte Crespo (Pontedeume, 1957 – Barcellona, 11 ottobre 2008)
[ Poeta, scrittore, saggista e critico letterario spagnolo di lingua galiziana. Laureato in Lettere e Filosofia e professore di Lingua e Letteratura Galiziana, appartenne alla "Xeración dos 80". Fu uno dei fondatori del collettivo poetico "Cravo Fondo". ]