João Cabral de Melo Neto: 'Diga del Tapacurá'
João Cabral de Melo Neto
Diga del Tapacurá
Un certo fiume, il Tapacurá,
passava danzando per il Poço.
Non era lì un fiume calmo,
buono per i pioppi e le elegie.
Per il suo letto pietroso
cantando se ne andava contento,
anche se arsa era
la pianura, Tabocas-Cruz-Poço.
Oggi, dicono che una grande diga
se lo è bevuto fino alla preghiera.
E ha anestetizzato
il suo nervo in un lago di sopore.
Dorme – dicono – nell'ampio spazio
che accumulò il suo torrente,
quello che,filo d'acqua precario,
è diventato, rotondo e preciso
perché si stabilizzasse infine
la vita anfibia a Recife,
sempre ambigua tra alluvioni
e siccità decrescenti.
Sarà che oggi il Tapacurá,
da lago latifondo com'è,
falso vuoto dell'anima piana,
può, come molte canne,
dare all'anima che lo guarda
quello che dà il canneto?
Nel suo falso deserto
ancora batte il pensiero?
(da 'Museo di tutto', 1975)
[ FONTE ]
João Cabral de Melo Neto (Recife, 9 gennaio 1920 – Rio de Janeiro, 9 ottobre 1999)
[ Poeta e diplomatico brasiliano, vincitore del Premio Camões nel 1990. Vedeva la poesia con un forte rigore estetico, priva di confessioni del poeta tra le rime: poesia non emotiva, ma cerebrale fatta di linguaggio ricercato e pensiero. ]