Maya Tevet Dayan: 'Ventesimo giorno di lockdown'
Maya Tevet Dayan
Ventesimo giorno di lockdown
Un astrologo indiano
su internet
pronostica che stanotte
raggiungeremo il picco.
Consiglia di bollire
zenzero e curcuma,
di coprirsi la testa con un asciugamano
e inalare il vapore.
Come può far male
mettere a bollire un altro calderone
in Terra Santa?
"E che male può farti
bere tre tazze di tè nero al giorno?"
— mi domanda papà.
È qualcosa che leggi su Whatsapp.
Non mi interessa niente.
Tagliamo un limone in acqua bollente,
facciamo gargarismi con sale grosso,
disinfettiamo gli spazzolini da denti,
evitiamo di toccare il corrimano
delle scale.
Il corpo può essere grande
ma la pelle
è tempestata di infinitesimi fori.
Mi avvolgo in una sciarpa,
due tre volte intorno alla bocca
(nessuna efficacia, così diceva il giornale).
Cammino per il quartiere
da qui a lì, venticinque volte.
Incrocio andata e ritorno
il vicino rumeno.
Perché ho scoperto adesso che avevo
un vicino rumeno, che la lesbica
che vive al piano di sotto
la notte russa,
che anche le mie figlie sono disposte
a cenare al tramonto.
Contemplo preoccupata le stelle
e porto le bambine a dormire con me.
"L’umanità necessita di superare queste tenebre"
— dice l'astrologo. Allungo le mani,
cerco di riparare
con un braccio lunghissimo
noi tre.
[ FONTE ]
Maya Tevet Dayan (Ashkalon, 1977)
[ Poetessa israeliana-canadese che vive tra Tel Aviv e Vancouver. Premio Kugel nel 2016 e Premio del Primo Ministro Israeliano nel 2018, è insegnante di Poesia e Letteratura Indiana e traduttrice dal sanscrito. Il suo romanzo "Mille anni di attesa " è stato un bestseller in Israele. ]