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Sabato 20 Apr 2024
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Alberto Arbasino: 'La vita di tutti i giorni'

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Alberto Arbasino

La vita di tutti i giorni



I.

Basta, ormai è finita
e non voglio più gente in casa mia.
Quello che è stato è stato
– una gran birberia –
ma chi ha avuto ha avuto
e chi ha dato ha dato
dal Cardinale all'Innominato.

Cara la mia Lucia
non sarò più tanto snello
ma il cielo di Lombardia
è rimasto sempre quello.
Tu sai bene che non moraleggio,
però la poteva andare anche peggio:
in fondo, ce la caviamo con poco
anche se tu... sì, proprio tu
sembravi fare apposta a scherzare col fuoco...

Ma adesso il romanzo è finito,
e una volta scampati alla peste
com'è vero che almeno una cosa ho capito:
facciamo meglio – i capponi – a mangiarceli noi per le feste.

Va bene, va bene, Lucia,
te l'ho detto, è proprio finito.
E allora, cosa fai lì con le mani in mano?
Non hai mica – per caso – nostalgia?
Con tutto quello che abbiamo da fare...
Appena adesso, si cominciava a parlare...
... O ripensi magari a Milano?...

Io, francamente, non voglio pensarci mai più.
Se è per me, li perdono
tutti quanti, e ci faccio una croce su.
Proprio, da buon cristiano.
Ma è finito – hai capito? – è finito!
Su, su,
prendi, l'anello ti dono,
senza tante parole.

Andiamo, su, hai sentito?
D'ora in poi ci si alza col sole
e si va a letto – al più tardi – alle dieci.
... Mica come in lazzaretto...

A proposito... sai che era saporito
quel giambonetto
e il tuo minestrone di ceci...

II.

Lucia... rimembri ancora
l'invasione... e non saper dove andare...
e la persecuzione... e sempre scappare...

Dormivi?... Ma io ci ho ripensato.
Forse era quel minestrone squisito,
ma io stanotte non ho proprio dormito.
Mi sono alzato,
ho bevuto – ma niente – non ci sono riuscito.
E tu dormivi – tu –
Ma appena mettevo la testa giù
era come se mi sentissi – io! – sul viso
ancora quell'orribile alito del Griso.

Eppure... vedi... sento che dimenticheremo...
Cosa vuoi... l'abitudine di ogni giorno...
Gli oggetti familiari tutti intorno...
... E domani sera, forse, «per tenermi leggero»,
tu mi farai soltanto un paio di mele al forno.
... Com'è vero! Com'è vero...
E fra meno di un anno, io stesso dirò: che scemo...

Così sarà stato inutile
tutto, come se fossero
vecchie storie, altrui e noiose...
Vedrai... «in un domani», ai nostri figli
che ci verranno a domandare
se Don Abbondio era proprio così fifone,
se (tutto sommato) Don Ferrante fosse
o non fosse un minchione,
o se la sventurata rispose o non rispose...
Noi non sapremo dare
che un po' di ricordi generici, e i soliti buoni consigli.

Non è che mi lamenti...
... Ma allora sarà stato tutto vano,
se per recuperare
momenti meno spenti
Su episodi famosi
non avremo più niente
di prima mano,
e dovremo rileggerci - come tutti gli altri – «I Promessi Sposi»?
Perciò
promettimi: lo so
che c'è tanto da fare, in tutte le case,
e che una moglie non ha mai un attimo per riposare
né per commuoversi davanti alle albe e ai tramonti;
ma quando ti càpita d'alzar gli occhi su quei monti
sorgenti dall'acque, non dimenticare
che almeno una volta
sei stata capace di una celebre frase.


(da 'Matinée', Mondadori, 1983)


[ FONTE ]


Nino Alberto Arbasino (Voghera, 22 gennaio 1930 – Voghera, 22 marzo 2020)

[ Poeta, scrittore, giornalista, critico teatrale e politico italiano. Appartenente al "Gruppo 63", ha scritto per Repubblica ed è stato deputato del PRI per una legislatura. Romanziere sofisticato e sperimentale, ha pubblicato anche tre raccolte poetiche: "Matinée " (1983), "Rap! " (2000) e "Rap 2 " (2002). ]

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