Wilfred Owen: 'Dulce et Decorum est'
Wilfred Owen
Dulce et Decorum est
Piegati in due come vecchi mendicanti,
storti di gambe, di tosse, di moccoli, di melma,
voltammo le spalle alle vampe insistenti
nel duro cammino al riposo lontano.
Sonnambuli in marcia, anche senza stivali,
calzati di sangue. Avanti, zoppi, ciechi,
ubriachi di stanchezza; sordi anche ai fischi
delle granate deluse ormai alle spalle.
Gas! Gas! Svelti, ragazzi - un frugare rapito,
elmetti malmessi messi appena in tempo;
e qualcuno che urlava incespicando,
malcerto come nel fuoco o nel fango. -
Da un vetro appannato e in una luce verde,
come in fondo al mare, l'ho visto annegare.
In tutti i sogni, alla mia vista inerme,
mi cade addosso, sgocciola, soffoca, annega.
Se in un sogno afono ti trovassi anche tu
dietro il furgone su cui lo buttammo,
se vedessi gli occhi dimenati in volto,
la faccia pendula da demonio stanco;
se a ogni sobbalzo sentissi il sangue
sgorgato dal marcio dei polmoni,
osceno come un cancro, amaro come un rancio
amico mio, con tanto zelo non ridiresti
a bambini arso di disperata gloria,
la vecchia menzogna: Dulce et decorum est
pro patria mori.
("Dulce et Decorum est", da 'Poems', 1921 - Traduzione di Massimiliano Morini)
[ FONTE ]
Wilfred Edward Salter Owen (Oswestry, 18 marzo 1893 – Ors, 4 novembre 1918)
[ Poeta inglese. Ufficiale durante la Prima Guerra Mondiale, cadde al fronte negli ultimi giorni del conflitto. Lasciò una raccolta di poesie che raccontano con crudezza la guerra e i suoi orrori. ]
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