Elio Pagliarani: 'Se facessimo un conto delle cose'
Se facessimo un conto delle cose
Se facessimo un conto delle cose
che non tornano, come quella lampada
fulminata nell'atrio alla stazione
e il commiato allo scuro, avremmo allora
già perso, e il secolo altra luce esplode
che può farsi per noi definitiva.
Ma se ha forza incisiva sulla nostra
corteccia questa pioggia nel parco
da scavare una memoria - compresente
il piano d'assedio cittadino in tutto il quadrilatero -
e curiosi dei pappagalli un imbarazzo
ci rende, per un attimo, dicendoti dei fili di tabacco
che hai sul labbro, e perfino una scoperta
abbiamo riserbata: anche a te piace
camminare? (e te non stanca? che porti
tacchi alti, polsi, giunture fragili
che il mio braccio trova a fianco,
il tuo fianco, le mani provate sopra i tasti
milanese signorina)
se ci pare che quadri tutto questo
con l'anagrafe e il mestiere, non il minimo buonsenso
un taxi se piove / separé da Motta
Ginepro e Patria / poltrone alla prima
ci rimane, o dignità, se abbiamo solo in testa
svariate idee d'amore e d'ingiustizia.
(da 'Inventario privato', Veronelli, 1959)
[ FONTE ]
Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927 – Roma, 8 marzo 2012)
[ Poeta e critico teatrale italiano. Tra i principali esponenti della Neoavanguardia, fu uno dei protagonisti del "Gruppo 63", all'interno del quale occupò tuttavia una posizione autonoma e personale. La sua poesia nasce dalla cronaca e dalla vita quotidiana. ]
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