Alfonso Gatto: 'Una sera di marzo'
Alfonso Gatto
Una sera di marzo
Fu in quel tempo di marzo che nel cielo
guardando alla città di sera, al volo
delle sue prime rondini, più solo
mi vidi, ma con tutti. Come a un gelo
dischiuso dal tepore, gli occhi fissi
all'accadere di quel mutamento,
ricordavo nel vivere che vissi.
E distratto così nel farmi intento
al mio segreto sorgere dal nulla,
trovavo nella voce le parole
da raggiungere, padre, madre, culla,
la terra che s'illumina nel sole.
Nel cielo di Milano d'agro e d'oro
nella sera di marzo, per l'oriente
affacciata a guardare era la gente
della mia voce e del mio volto, coro
di povertà che invoca dalle cose
il suo nome perpetuo. Non rispose
l'azzurro che vedevo farsi oscuro
presentimento, non rispose il muro.
(da 'La storia delle vittime', Mondadori, 1966)
[ FONTE ]
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976)
[ Poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di "Campo di Marte", la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere. ]