FILM * Grand Budapest Hotel: 'Poesie' (Cit. 5)
- M. GUSTAVE:
" Ramingo, una notte in un nobile luco
di cineree fronde di pini vetusti,
m'imbattei in una gelida lapide,
madida di pioggia, diafana,
l'iscrizione da tempo erosa,
sembrava quasi leggersi
nelle nubilose fenditure... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" Il pennello del dipintore baciò
quella giovanissima niffo
con le sue agili setole
e col suo belletto puniceo
ridestò le sue spente gote... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" Finanche il bardo più talentuoso
non può cantare che la sua mancanza,
e tutto ciò che non è.
La sua lingua non può... "
(...)
- ZERO:
...poi c'è una poesia, ma forse è meglio iniziare la zuppa
poiché sono 46 strofe:
" Una rorida cenere nera umetta
il laidume della tana di un ratto
e si mischia col denso effluvio
di legno marcescente
mentre il canto d'allodola
di un troglodita... "
(...)
- ZERO:
" Fu all'albore che véi nella
brughiera il tuo sembiante,
e dunque vi ritornai,
ad ogni aurora, mesmerizzato,
a onta dell'aceto che m'inaspriva
il petto, poiché mai... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" È sovente rimarcato come
verun niveo bioccolo
pur nella sua più tersa e perfetta foggia... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" "Ebbene se così fatta dev'essere
la mia fine, sia!", vagì il pifferaio,
intanto che gli archibugi tuonavano
e i birri ruggivano di piacere.
Alché i bastioni rovinarono.
"Credo d'aver ingollato
la mia ultima lena", si disse... "
(...)
- AGATHA:
" Donde procedono questi due
fulgenti germani celesti,
congiunti per un attimo,
nel fendere la stratosfera
della nostra bifora stellata?
Uno da levante,
l'altro da ponente. ".
" Ramingo, una notte in un nobile luco
di cineree fronde di pini vetusti,
m'imbattei in una gelida lapide,
madida di pioggia, diafana,
l'iscrizione da tempo erosa,
sembrava quasi leggersi
nelle nubilose fenditure... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" Il pennello del dipintore baciò
quella giovanissima niffo
con le sue agili setole
e col suo belletto puniceo
ridestò le sue spente gote... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" Finanche il bardo più talentuoso
non può cantare che la sua mancanza,
e tutto ciò che non è.
La sua lingua non può... "
(...)
- ZERO:
...poi c'è una poesia, ma forse è meglio iniziare la zuppa
poiché sono 46 strofe:
" Una rorida cenere nera umetta
il laidume della tana di un ratto
e si mischia col denso effluvio
di legno marcescente
mentre il canto d'allodola
di un troglodita... "
(...)
- ZERO:
" Fu all'albore che véi nella
brughiera il tuo sembiante,
e dunque vi ritornai,
ad ogni aurora, mesmerizzato,
a onta dell'aceto che m'inaspriva
il petto, poiché mai... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" È sovente rimarcato come
verun niveo bioccolo
pur nella sua più tersa e perfetta foggia... "
(...)
- M. GUSTAVE:
" "Ebbene se così fatta dev'essere
la mia fine, sia!", vagì il pifferaio,
intanto che gli archibugi tuonavano
e i birri ruggivano di piacere.
Alché i bastioni rovinarono.
"Credo d'aver ingollato
la mia ultima lena", si disse... "
(...)
- AGATHA:
" Donde procedono questi due
fulgenti germani celesti,
congiunti per un attimo,
nel fendere la stratosfera
della nostra bifora stellata?
Uno da levante,
l'altro da ponente. ".
(Versi tratti dal film "Grand Budapest Hotel" | The Grand Budapest Hotel | 2014, di Wes Anderson,
e composti dallo stesso regista del film)
Immagine tratta da 'Grand Budapest Hotel', 2014, di Wes Anderson
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