Giovanni Raboni: 'Città dall'alto'
Città dall'alto
Queste strade che salgono alle mura
non hanno orizzonte, vedi: urtano un cielo
bianco e netto, senz'alberi, come un fiume che volta.
dei signori e dei cani
Da qui alle processioni che recano guinzagli, stendardi
reggendosi la coda
ci saranno novanta passi, cento, non di più: però più giù, nel fondo
della città
divisa in quadrati (puoi contarli) e dolce
come un catino... e poco più avanti
la cattedrale, di cinque ordini sovrapposti: e proseguendo
a destra, in diagonale, per altri
trenta o quaranta passi - una spanna: continua a leggere
come in una mappa - imbrocchi in pieno l'asse della piazza
costruita sulle rocciose fondamenta del circo
romano
grigia ellisse quieta dove
dormono o si trascinano enormi, obesi, ingrassati
come capponi, rimpinzati a volontà
di carni e borgogna purché non escano dalla piazza! i poveri
della città. A metà tra i due fuochi
lì, tra quattrocento anni
impiantano la ghigliottina.
(da 'Le case della Vetra', Mondadori, 1966)
[ FONTE ]
Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004)
[ Poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "Generazione degli anni Trenta". Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta "Le case della Vetra " (1966) una poetica d'intonazione civile ma anche esistenziale con toni piani e sommessi. ]
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