Imru l-Qays: 'Convegno d'amore'
Imru l-Qays
Convegno d'amore
Uscimmo insieme, io camminavo e lei trascinava,
sulle nostre orme, l'orlo di una veste errante
e quando oltrepassammo il recinto della tribù
e giungemmo
in una conca fra le dune intricate
afferrai le sue ciocche mentre si chinava
su di me, sottile di vita e dalle gambe tornite,
slanciata, bianca, dalle giuste forme
e col seno levigato come uno specchio.
Si volge mostrando una guancia liscia e si difende.
Con uno sguardo di antilope di Wagrah,
mostra un collo simile a quello della bianca gazzella,
non troppo lungo né sciupato quando lo alza verso l'alto,
e una capigliatura nera come carbone lungo la schiena,
folta come un grappolo di datteri che pende dalla palma,
mentre le trecce sono ripiegate verso l'alto
i riccioli si perdono in pieghe e in onde,
e una vita sottile come una fine redine
e gambe, fusti irrigati e irrorati
mentre briciole di muschio sono sparse nel suo letto
dorme la mattina senza cintura alla veste.
Tocca con delicatezza leggera come
bruchi di Zabbi o ramoscelli di ishil.
Illumina il buio della notte come
lampada notturna di monaco solitario.
(da 'Le Mu'hallaqat', Marsilio, 1987 - Traduzione di Daniela Arnaldi)
[ FONTE ]
Imru' l-Qays Junduḥ ibn Ḥujr al-Kindī (in arabo: إمرؤ ٱلْقَيْس جُنْدُح ٱبْن حُجْر ٱلْكِنْدِيّ) (501 circa – Ankara, 544 circa)
[ Poeta arabo, vissuto nel periodo della Jāhiliyya. Considerato uno dei più importanti poeti dell'epoca preislamica, scriveva appassionate lettere d'amore, e qualcuno lo indica come l'inventore della qasīda, l'ode amorosa della cultura classica araba. ]