Arturo Graf: 'Flora nivalis'
Arturo Graf
Flora nivalis
Bianco di neve, lucido di gelo,
Grandeggia il bosco in cupo sonno immerso:
Scintillante di stelle, algido, terso,
Traspar fra i rami irrigiditi il cielo.
E la crescente luna di gennaio,
Che nel sommo del ciel splende falcata,
Sembra una squamma d'oro intarsiata
In uno specchio di brunito acciaio.
Trema per l'alta notte e pei divini
Soporati silenzii a quando a quando
Teneramente doloroso e blando
Un gorgheggio di flauti e di clarini.
Chi è costei che così sola e franca
Per la foresta, in mezzo all'ombre, incede,
E segna appena con lo scarso piede
In suo cammin la intatta neve e bianca?
Chi è costei che in verde gonna, cinta
L'aureo capo di sì pia corona,
Raggia da tutta la gentil persona
Il dolce lume onde l'aurora è tinta?
Di quanti fior la primavera i piani
Allieta e i clivi ed ogni erboso lembo,
Tu fiorite hai le trecce e pieno il grembo,
E piene, o cara, ambe le bianche mani.
O donzelletta, cui benigno elesse
A così nova meraviglia il cielo,
Stringe ogni gleba aspro e tenace il gelo:
Tu dov'hai colta sì gioconda messe?
O cara e pia! se amor non anche è morto,
Spargi lungo la via; spargi i tuoi fiori:
Troppo è la via selvaggia ed aspra, e i cuori
Vengon men per l'angoscia e lo sconforto.
(da 'Morgana', Treves, 1901)
[ FONTE ]
Arturo Graf (Atene, 19 gennaio 1848 – Torino, 31 maggio 1913)
[ Poeta, aforista e critico letterario italiano. La sua poesia, improntata a un pessimismo fra romantico e positivista tipico delle leggende medievali, si andò sempre più aprendo ad aneliti di speranza e di fede, e a un interesse vivo per la natura e la realtà. ]
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